Il titolo di questo Post è volutamente provocatorio, non
credo assolutamente che la Via della Devozione rappresenti un problema, ma
utilizzando esclusivamente, o quasi, la fede come strumento di conoscenza, si
rischia di non comprendere perfettamente o addirittura di travisare alcuni
insegnamenti tradizionali, compresi, ovviamente, quelli di Patañjali.
Il
problema dell'utilizzazione esclusiva o quasi dello strumento di conoscenza
della fede mi è balzato agli occhi cercando di interpretare gli aforismi 3.44,
3.45 e i relativi commenti che si riferiscono, dichiaratamente, agli
insegnamenti del Vaiśeṣika di Kaṇāda.
Vaiśeṣika, da Viśeṣa (विशेष,
"particolarità", "diversità", "carattere
distintivo") è una delle sei scuole filosofiche ortodosse indiane, e si
basa su una serie di concetti che sembrano fare a pugni con la Via della
devozione: per Kaṇāda ciò
che è reale nell'Universo deve essere innanzitutto godibile, percepibile, e può
essere ridotti a parti sempre più piccole fino ad arrivare agli atomi.
Gli atomi - paramāṇu - sono eterni, e combinandosi tra loro danno vita a "nove sostanze" che differiscono tra loro solo per il numero, la disposizione spaziale degli atomi.
Le nove sostanze (dravya) sono:
- pṛthvī (terra);
- ap (acqua);
- tejas (fuoco);
- vāyu (aria);
- ākāśa (etere);
- kāla (tempo);
- dik (le direzioni dello spazio);
- ātman (sé);
- manas (mente).
Ogni esperienza umana dipende dall'interazione delle "sostanze" - dravya - con cinque altre
"funzioni degli atomi", ovvero:
- guna (qualità);
- karma (attività);
- sāmānya (generalità);
- viśeṣa (particolarità)
- samavāya (inerenza).
Kaṇāda sintetizzò la sua dottrina in una serie di principi:
- Tutto può essere diviso in parti più piccole;
- La suddivisione non è infinita ma, prima o poi porta alla creazione dell'atomo;
- Per atomo si intende ciò che è indivisibile, cioè che non può essere ulteriormente diviso;
- La divisione di ogni particella ha una fine e non può essere condotta all'infinito;
- L'atomo, inteso come particella più piccola di una sostanza, è indistruttibile;
- L'atomo è il fondamento di tutta l'esistenza materiale;
- Ogni atomo ha una proprietà specifica che è la stessa della classe di sostanze a cui appartiene [a.e. il calore per ciò che è inerente al fuoco ecc.]
- L'atomo non può essere visto ad occhio nudo;
- Gli atomi possono essere combinati tra loro in diversi modi per produrre cambiamenti chimici, riscaldandoli o utilizzando altri metodi;
- L'atomo può avere due stati: stato di movimento e stato di quiete assoluta.
Kaṇāda definì la vita come una forma organizzata di atomi e la morte come una forma non organizzata di atomi ed arrivò a formulare le "tre leggi universali del Movimento" che in un certo qual modo, sembrano anticipare le concezioni di Newton (vedi https://www.thejaipurdialogues.com/sanatana/the-three-laws-of-motion-rishi-kanada-vs-isaac-newton/).
Secondo la dottrina Vaiśeṣika l’illuminazione
o realizzazione si ottiene solo attraverso la conoscenza della struttura dell’universo
e delle leggi che ne regolano il movimento. Conoscenza che utilizza solo due
strumenti: la percezione diretta e l’inferenza.
La sofferenza dell’essere umano, il suo disagio
esistenziale, dipenderebbe solo dall’ignoranza delle leggi che regolano il
movimento dell’universo, un Universo in cui, come nelle scuole filosofiche atee
(Nāstika) non sembra ci sia spazio per il paradiso o per l’acquisizione
di meriti in incarnazioni successive:eEsistono solo gli atomi, che si aggregano
e si disgregano casualmente.
Quando vengono a formarsi strutture che hanno una
logica compatibile con la Vita c’è la possibilità di Esistere, quando tali
strutture non si formano non c’è possibilità di Esistenza.
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