Patañjali, il fratello di Kŕṣṇa.
Una delle più antiche edizioni dello Y.S. è quella pubblicata a Pune nel 1947, Ānandāśramamudraṇālaye 1904 (Ānandāśrama Sanskrit Series, 47), con il titolo:
"Yogasutra with Bhasya (Pātañjalayogaśāstra)
Based on the edition by Kāśinātha Śāstrī Āgāśe"
Si tratta di un testo di grande interesse che invito i miei colleghi a scaricare e/o copiare [ https://gretil.sub.uni-goettingen.de/gretil/1_sanskr/6_sastra/3_phil/yoga/patyogbu.htm ]
Trai motivi di interesse, secondo me, c'è l'invocazione a Patañjali, dedicata, pare, da Vyāsa, agli "studenti" [...].
L'invocazione attribuita a Vyāsa esordisce con una affermazione abbasyanza generica, ovvero "[Sia lode a] colui che si incarna in molteplici forme [...]". Tra queste molteplici forme, secondo Vijñānabhikṣu (XVI secolo d.C.), c'è anche Balarāma, il fratello maggiore di Kŕṣṇa.
Già questo potrebbe essere fonte di riflessioni intriganti, ma la cosa più importante, secondo me, è quella che emerge dall'ultimo verso dell'invocazione - [...] yogadaḥ yogayuktaḥ - che potrebbe significare:
Lui che è stabilizzato nella condizione di "Yoga", [ci] concede lo stato dello Yoga.
Yoga, come del resto è chiarito nel commento, non è una disciplina (non solo), e non significa neppure "Unione" in senso stretto. Yoga indica uno stato di meditazione/contemplazione profonda, una condizione, come chiariranno i commenti tradizionali, che si ottiene attraverso la conoscenza discriminante.
Questo è il testo in Devanāgarī:
यस्त्यक्त्वा रूपमाद्यं प्रभवति ग्रहाय
प्रक्षीणक्लेशराशिः विषमविषधरोsनेकवक्त्रः सुभोगी।
सर्वज्ञानप्रसूतिः भुजगपरिकरः प्रीतये यस्य न ित्यं
देवोsहीशः स वोsव्यात् सितविमलतनुर्योगदो योगयुक्तः ॥
yastyaktvā rūpamādyaṁ prabhavati jagato'nekadhā'nugrahāya
prakṣīṇakleśarāśiḥ viṣamaviṣadharo'nekavaktraḥ subhogī।
sarvajñānaprasūtiḥ bhujagaparikaraḥ prītaye yasya nityam
devo'hīśaḥ sa vo'vyāt sitavimalatanuryogado yogayuktaḥ ॥
L’invocazione è nel metro Sragdharā – letteralmente colei che indossa una ghirlanda - un metro poetico della Prakriti, composto da quattro versi di 21 sillabe ciascuno, divisi in tre gruppi di sette sillabe ciascuna).
Il significato - secondo la spiegazione di Vijñānabhikṣu (XVI secolo d.C.), è il seguente:
nirvighna-grantha-samāptaye yoga-pravarttakam anantam īśvaraṁ smaran śiṣyāṇāṁ śāstra-grahaṇā-(a)nuṣṭhānādāvapy-apratibandhaṁ tata eva prārthayate.
Ovvero:
Per il completamento senza ostacoli del testo (sullo Yoga) che si intende iniziare, e anche per una comprensione e comprensione senza ostacoli (dei principi dello Yoga) da parte degli studenti, ricordando l'iniziatore dello Yoga - ananta īśvara - viene recitata la seguente preghie-ra; [saḥ vaḥ avyāt] lasciate (allievi) che Egli vi protegga:
yas-tyaktvā rūpam ādyaṁ anekadhā prabhavati
[Egli è Ādi Śeṣa] colui che si incarna in varie forme [ovvero nella forma di Patañjali, nella forma di Balarāma, fratello maggiore di śrī Kṛṣṇa]
jagataḥ anugrahāya
in quanto è compassionevole con il mondo
prakṣīṇa-kleśa-rāśiḥ
Egli è colui nel quale scemano le afflizioni dell’essere umano [rāśi-puruṣa ];
viṣama-viṣa-dharaḥ
ha un veleno molto potente
aneka-vaktraḥ
ha molti volti
subhogī
belli a vedersi.
sarva-jñāna-prasūtiḥ
Tutta la conoscenza nasce [da lui]
bhujaga-parikaraḥ
[I suoi] seguaci serpenti
prītaye yasya nityaṁ
lo compiacciono eternamente
devaḥ ahīśaḥ
[Egli è] il Re dei serpenti che vive tra gli dèi
sita-vimala-tanuḥ
il suo corpo è bianco e immacolato
yogadaḥ yogayuktaḥ
[Egli è colui che] essendo stabilito nello Yoga [inteso come stato di meditazione profonda] concede lo stato dello Yoga.
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