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I SATSANG DEL GIOVEDI' - PLATONE E LO YOGA (prima parte)

La settimana scorsa, dopo il "Satsang del Giovedì" con Gabriele Gailli e Nunzio Lopizzo, ci siamo trovati a parlare delle affinità tra il pensiero, la vita e soprattutto, la maniera di affrontare la morte, di Nisargadatta, Yogananda e Ramakrishna e quello di Socrate, Platone e Plotino. L'idea che lo Yoga e la filosofia Greca siano parte di una Tradizione unica (la "Filosofia perenne") non è certo nuova, ma le occasione per parlarne e discutere sulle affinità tra le due linee di insegnamento, nell'era della Post New Age e del Boom del mercato della Spiritualità, sono assai rare. Ed è per questo che la chiacchierata dell'altra sera mi ha rallegrato e mi ha fatto venir voglia di approfondire un poco l'argomento, nella speranza che altri siano invogliati ad entrare nel nostro "Cenobio" virtuale. Si parlava della morte, con Nunzio e Gabriele, e delle differenze tra il concetto di Corpo Tomba dell'Anima di Platone e degli Orfi

SOCRATE, YOGIN E GUERRIERO

Immagine tratta da  https://nicovalerio.blogspot.com/2012/03/ "Vale più un'oncia di pratica di una tonnellata di teoria", diceva Shivananda. Come dargli torto?  Nello Yoga le chiacchiere stanno a zero, possiamo riempirci la bocca con le più raffinate disquisizioni psicologiche, ma fin quando non metteremo le chiappe sul tappetino anche il più alto insegnamento rimarrà lettera morta. Eppure ogni tanto, secondo me, un pizzico di erudizione non fa male, anzi. A volte anche solo il riprendere in mano libri e appunti del liceo, può avere un effetto corroborante, come la doccia fredda  che restituisce tono ai muscoli e alle sinapsi dopo la sauna o il bagno turco. Ricordate, ad esempio, i nomi di Calano e Onesicrito? Probabilmente no, ed è un peccato, perché forse potrebbero  fare un po' di chiarezza sulla, oggi sempre più confusa, storia dello Yoga e sui rapporti tra la filosofia orientale e la nostra. I due tizi sono al centro di un gustoso aneddot

CHIDAMBARAM, LO SPAZIO DELLA COSCIENZA

Mi affascina il potere delle  parole, lo ripeto spesso. A volte la consuetudine, o l'ignoranza, ne nasconde il significato originale, ma prima o poi il senso nascosto fa capolino, come un affresco antico che rinasce alla bellezza tra le crepe dell'intonaco. Prendi " afrore ": "odore acuto e penetrante, come quello del mosto in fermentazione o del sudore del cavallo", dice il dizionario, ma basta una goccia di fantasia per vedere il bosco di Afrodite, e la corsa folle della Dea, le cosce snelle insanguinate dai rovi, ad abbracciare Adone, ferito a morte. Afrore è l'odore acre del cinghiale assassino. Afrore è il profumo del muschio su cui giace l'Amato. Afrore è il sudore della Dea impazzita, che volle farsi Donna. Il profumo della Dea, in fondo questo significa " afrore ". Anche la parola indiana Chidambaram potremmo tradurla con "Profumo della Dea" (vedo già i miei amici sanscritisti sobbalzare sulla sedia...)

LA GINNASTICA YOGA, L'AVIDYĀ E L'IGNORANZA ORDINARIA

Il fuocherello delle  polemiche che si è acceso dopo la decisione dello CSEN di organizzare delle gare di "Ginnastica Yoga" mi sta divertendo assai. Mi è venuta in mente una frase del mio "alter-ego" Ryu no Kokyu:  -"Nella pratica Yoga l primo ostacolo da affrontare non è  l'Avidyā, ma l'ignoranza ordinaria"- L' a vidyā è l'ignoranza metafisica, lo "scambiare la corda per il serpente" (mi raccomando,  अविद्या   a vidyā, con l'accento diacritico sulla seconda "a", se no vuol dire "stupido") e spesso moltissimi yogin più o meno eruditi (me per primo) si lanciano in lunghe discussioni sulle modalità di bruciare i  saṃskāra (in sanscrito "sacramento" o "purificazione", ma nel gergo vedantico "semi dell'ignoranza") o risolvere i  kañcuka,  i "Veli della Dea", senza rendersi conto che in molti casi sia  gli astanti  sia, a volte, loro stessi (noi s

SHANKARA, ARISTOFANE, ESIODO: LA NASCITA DELLA COSCIENZA NELLO YOGA E NELLA FILOSOFIA GRECA

Nel "Simposio", Socrate citando Aristofane, parla dell'Amore e di Efesto ( Il fabbro divino) che propone di "saldare l'amato con l'amante". E parla degli amanti che altro non desiderano che di essere uniti per l'eternità. Simposio 189 c-193: "[...] da un tempo così remoto, dunque è connaturato negli uomini l'amore degli uni per gli altri; esso ricongiunge la natura antica, e si sforza di fare, di due, uno, e di guarire la natura umana. ciascuno di noi quindi è un complemento di uomo, in quanto è stato tagliato, come avviene ai rombi, da uno in due; ciascuno dunque cerca sempre il suo complemento [...]" L'uomo, secondo Aristofane, in origine era uno e poi, chissà perché, è stato diviso in due. Questa unità originaria per lo yoga è lo stato naturale ( सहज sahaja ) e la maniera per ritrovare lo stato naturale è समरस samarasa che vuol dire " medesimo sapore ", e indica l'orgasmo, contemporane