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Ramana, l'Ignoranza e la Bella dei Tre Mondi

  Tripurā Rahasya   di  H aritāyana  è un   testo che, secondo me, dovrebbero leggere tutti i praticanti e gli appassionati di Yoga. Tra l'altro  era il libro preferito di  Ramana Maharishi  che lo commentò negli anni '30 ad uso dei suoi allievi (vedi  "Ramana Maharsi, Tripura Rahasya, the Mystery Beyond the Trinity ",  a cura di  Sri Ramananda Sarasvati).   Si tratta di un testo tantrico che tratta degli insegnamenti di   Dattātreya   a Paraśurāma ,  letteralmente R āma con l'ascia ,   figlio del saggio  Jamadagni. Il commento di  Ramana Maharishi  al testo di  Har itāyana  e le note di   Ramananda Sarasvati , sono illuminanti e stimolano intriganti riflessioni sul rapporto tra il tantrismo e lo  Advaita Vedānta. Il nucleo centrale degli insegnamenti di   Dattātreya   e  Ramana  è la  Śrī Vidyā,    la conoscenza della Dea tramite lo   Śrī  Yantra e la pratica del Kadimantra  कएईलह्रीं हसक हलह्रीं सक ल ह्रीं  [क ka - ए e - ई ī - ल la - ह्रीं hrīṃ -ह ha - स sa

La Terra Piatta, Santa Domitilla e la Teologia della Menzogna

    Vi introdurremo a questa storia solo quegli eventi che potranno essere utili in primo luogo per voi in secondo luogo per i posteri. (Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiae) Secondo  una indagine di SWG (Vedi qui ) il 15% degli italiani pensa sinceramente che la Terra sia piatta e il 18%  che il mondo sia governato da alieni in forma di lucertoloni - i "Rettiliani" - che prendono a piacimento le sembianze di esseri umani. Ciò significa che più o meno un italiano su sette è un credulone, ma secondo me si tratta di cifre sottostimate: se ci aggiungessimo tutti coloro che credono ad improbabili santoni che promettono la felicità eterna e a sensitive che  moltiplicano la pizza e gli gnocchi e fanno piangere sangue alle statue della madonna probabilmente il numero dei creduloni aumenterebbe in maniera esponenziale. I motivi di questa non solo italica tendenza alla dabbenaggine secondo me sono da ricercare nelle origini della Chiesa cattolica, i cui padri fondatori, erano convin

Maestri, Gruppi e Cenobi.

  "Il processo della conoscenza" - diceva tempo fa il mio amico e mentore Andrea Pagano  - "consiste nell'accedere a sempre nuovi livelli di incompetenza". Si tratta di una verità autoevidente  che nell'ambito dello yoga è del mercato della spiritualità in genere, è talvolta difficile da accettare; soprattutto da parte di coloro  che, dopo aver avuto delle esperienze estremamente formative - come l'aver ricevuto insegnamenti da maestri riconosciuti di scuole orientali  o l'aver esperito (o creduto di esperire) ciò che nello yoga viene chiamato Samadhi Savikalpa o "risalita di Kundalini " -  si trovano o si pongono a capo di gruppi di ricercatori o di praticanti. Il fascino esercitato su un numero più o meno vasto di persone ha spesso l'effetto di una droga e, se non si è ben "centrati" si rimane vittime delle scariche di endorfine prodotte dalla sensazione di potere legata indissolubilmente alla consapevolezza di interpretar

La Pratica della Visualizzazione nello Hatha Yoga

  Il termine  lakṣya  ( लक्ष्य ) significa letteralmente “ciò che deve essere visto o notato”, “ciò che deve essere preso di mira”. Nello   haṭḥayoga  indica sia tecniche di visualizzazione -ovvero il “disegnare nella mente ”oggetti, simboli e colori – sia la visione di effetti luminosi e forme che accompagna la pratica della concentrazione sugli  ādhāra ,  16 particolari  marma   sui quali lo yogi porta la mente durante l'apnea, in una pratica definita, in testi come  Yoga Yājñavalkya , la  Vasiṣṭhasaṃhitā e il Vimānārcanākalpa,  Pratyāhāra. Antarlakṣya : "ciò che si deve vedere dentro", che si potrebbe intendere come una visualizzazione di oggetti di percezione dentro il corpo, ovvero organi interni, processi fisiologici ecc. Bahirlakṣya : "ciò che si deve vedere fuori", che si potrebbe intendere come una visualizzazione di oggetti esterni al corpo; Madhyama l akṣya : "visualizzazione media o neutra", né interna né esterna. Una descrizione acc

Sex Drugs And Buddha Words

  Quando noi occidentali entriamo in contatto con le filosofie e le tecniche psicofisiche orientali, facciamo spesso l’errore di interpretare simboli, pratiche e usanze lontane dalla nostra cultura, alla luce della tradizione cristiana. Per il fatto che indossano la tonaca, ad esempio, assimiliamo i Puntsok e i Lobsang del buddhismo ai nostri monaci e preti, e i Lama ai vescovi o ai cardinali. Questa errata identificazione ci porta a credere che abbiano gli stessi principi morali dei nostri chierici e che debbano seguire le stesse linee di condotta, generando degli equivoci con risvolti, a seconda dei diversi punti di vista, a volte comici a volte drammatici. Pur considerando la varietà di scuole e lignaggi, e la contaminazione con la cultura occidentale, non bisogna mai dimenticare che tra il buddhismo e il cristianesimo c’è un abisso: il buddhismo, ad esempio, non è affatto una religione e il Buddha storico, non credeva né all’immortalità dell’anima né quindi, all’esistenza d

Lo Yoga è un'Arte

  Lo Yoga è un'Arte. Come la Poesia, la Scultura, la Musica. Lo Yoga è Danza ed è sempre rappresentazione, della Vita (la Dea) e dell'Essere. La Danza si basa sulla comprensione di Tempo, Ritmo e Melodia. Il Tempo stabilisce la durata della "rappresentazione": ogni  ā sana , ogni sequenza hanno un inizio, una fine e una storia da narrare. Il Ritmo rappresenta il numero dei singoli eventi: i gesti sono come amanti che si rincorrono, si abbracciano, si lasciano e si ritrovano. La Melodia, infine, sono le emozioni che nascono dai gesti e da cui i gesti insorgono. Un   ā sana  che non suscita emozioni non è Yoga, perché è solo dalle emozione che può nascere  तपस्  Tapas , l'Ardore. Nell'Universo tutto è vibrazione. Anche Tempo, Ritmo, Melodia sono  vibrazioni e se noi ne percepiamo la diversità dipende dal pensiero, dai sensi e dalle emozioni.  Il fluire del tempo si percepisce con la mente, è un calcolo matematico, l'azione volontaria di chi segna il confine

Yoga, Tabacco e Venere

  Riflettevo sul fatto che tra gli yogi occidentali si discute - e si litiga - molto sulle abitudini alimentari e sui costumi sessuali di guru e maestri, ma non si parla quasi mai del fatto che moltissimi yogi e monaci sia hindu sia buddhisti, si fumavano - e si fumano - "anche la moquette". Nisargadatta ad esempio era un accanito fumatore di Beedi ed è morto di cancro alla gola. Ramakrishna fumava sia tabacco sia canapa, ed è morto a poco più di 50 anni anche lui di cancro alla gola. Vivekananda, discepolo di Ramakrishna, oltre ad essere convintamente carnivoro - come quasi tutti i bengalesi - fumava sia la pipa sia il chiloom ed è morto a 39 anni a causa di problemi circolatori. Anche se negli ashram e nelle cliniche ayurvediche aperte agli occidentali, è vietato l'uso di sostanze intossicanti, è facile dimostrare che il numero di yogi, monaci e sadhu, più o meno famosi, dipendenti da cannabis e nicotina sia altissimo. Senza contare l'uso generalizzato del Bhang,