Passa ai contenuti principali

I CINQUE TIBETANI E LO YOGA TAROCCO



Negli anni'30, ad Hollywood, Peter Kelder, dopo aver letto "Orizzonte perduto" di James Hilton (il romanzo in cui si parla della ricerca di Shangri-la) scrisse un soggetto cinematografico sulla fonte dell'eterna giovinezza.
La storia era banale: un colonnello dell'esercito britannico, vecchio curvo e malato, si ritrova in un misterioso monastero tibetano, dove alcuni misteriosi monaci gli svelano il segreto dell'eterna giovinezza. Il colonnello torna in occidente, ma non lo riconosce nessuno, dimostra 30 anni di meno, è dritto come un fuso e gli sono pure ricresciuti i capelli.
La storia è banale e gli Studios la rifiutano.
Nel 1939 Kelder ci scrive un libro e lo chiama "The Eye of Revelation".
Nel 1946, aggiunge dei capitoli, mette in evidenza l'aspetto salutistico e aggiunge un sottotitolo: "Ancient anti-aging secrets of the five tibetan rites"

Il libro non è un capolavoro e cade nel dimenticatoio fin quando, negli anni 80, nell'epoca delle "Profezie di Celestino", un antiquario, Jerry Watt, trova l'unica copia rimasta dell'edizione del 1946.

"The Five Tibetan Rites of Rejuvenation", nuovo titolo del libricino, diventa un best seller.

E' una storia meravigliosa.
Al giorno d'oggi ci sono milioni di persone che praticano, studiano, insegnano i cinque riti tibetani credendo siano un'antichissima e segreta tecnica orientale mentre, probabilmente si tratta dello spezzone coreografico di un vecchio film in costume, che Kelder ha mescolato con qualche vaga nozione di hatha yoga (nel libro si parla di sette cakra e e di vortici energetici).

Gli esercizi usciti dalla fantasia dello sceneggiatore americano dopo 70 anni sono diventati veri, più veri del vero.

Se nella stessa scuola di yoga di Roma o Milano si proponessero, contemporaneamente uno stage di yoga tantrico con un monaco ed uno sui cinque tibetani condotto da un ex agente immobiliare di Miami, quale sarebbe il più frequentato, secondo voi?

E' una storia fantastica.
Che può insegnarci molto.
I cinque tibetani nascono per il cinema.
Il loro fine è il successo è sono stati concepiti per essere facilmente comunicabili.

Le pratiche yogiche nascono invece in ambienti ristretti, devono essere comunicate da maestro a discepolo e spesso, per vari motivi, vengono "secretate". NON DEVONO ESSERE FACILMENTE COMUNICABILI.

Continuando così, tra dieci o vent'anni il falso facilmente comunicabile sarà ancora più vero e il vero secretato scomparirà anche dai ricordi perchè le case editrici, le palestre, le grandi scuole, lavorano per il profitto, ed il profitto ovviamente aumenta con l'aumentare del numero dei lettori e dei praticanti.

Se io gestissi una palestra e dovessi scegliere tra un corso sui cinque tibetani frequentato da 100 persone ed uno di meditazione mantrayana frequentato da tre persone ovviamente sceglierei il primo.
E' normale che sia così.
E' il mercato: bisogna dare ai clienti ciò che i clienti richiedono, bisogna fare ciò che piace ai clienti, non ciò che è vero.

E' la maniera di porgere un messaggio che è essenziale non il messaggio in sé e questo è valido in tutti i campi, anche nello Yoga, mi dicono.

"The Eye of Revelation - The Five Tibetan Rites of Rejuvenation". E' un titolo meraviglioso, chiaro e comprensibile.

"Glossa di Shankara al commento di Vyasa sugli aforismi di Patanjali" è un titolo pessimo, oscuro e noioso.

Sinceramente, se non conosceste nessuno dei due testi quale acquistereste?

Commenti

Post popolari in questo blog

IL TIZZONE ARDENTE

Mandukyakarika, alatasànti prakarana  45-50, 82 ; traduzione di  Raphael : "E' la coscienza - senza nascita, senza moto e non grossolana e allo stesso modo tranquilla e non duale - che sembra muoversi ed avere qualità Così la mente/coscienza è non nata e le anime sono altre-sì senza nascita. Coloro i quali conoscono ciò non cadono nell'errore/sofferenza. Come il movimento di un tizzone ardente sembra avere una linea dritta o curva così il movimento della coscienza appare essere il conoscitore e il conosciuto. Come il tizzone ardente quando non è in moto diviene libero dalle apparenze e dalla nascita, cosi la coscienza quando non è in movimento rimane libera dalle apparenze e dalla nascita. Quando il tizzone ardente è in moto , le apparenze non gli provengono da nessuna parte. Né esse vanno in altro luogo quando il tizzone ardente è fermo, né ad esso ritornano. Le apparenze non provengono dal tizzone ardente a causa della loro mancanza di sostanzialità. Anche nei confronti

IL FIGLIO DI YOGANANDA E L'INDIGESTIONE DI BUDDHA

YOGANANDA Quando nel 1996, pochi giorni prima del suo centesimo compleanno Lorna Erskine, si abbandonò al sonno della morte, Ben, il figlio, decise di rivelare al mondo il suo segreto i: Yogananda, il casto e puro guru, era suo padre. Ne uscì fuori una terribile, e molto poco yogica, battaglia legale a colpi di foto, rivelazioni pruriginose ed esami del DNA tra la Self Realization Fellowship,la potente associazione fondata dal maestro, e gli eredi di Lorna (che chiedevano un sacco di soldi...). Ad un certo punto vennero fuori altri tre o quattro figli di discepole americane, tutti bisogna dire assai somiglianti al Guru, . E venne fuori una storia, confermata da alcuni fuoriusciti dalla Self Realization Fellowship (e quindi... interessati) riguardante un gruppo di "sorelle dell'amore" giovani discepole che avrebbero diviso con Yogananda il terzo piano del primo centro californiano della S:R:F. Certo, per tornare a Lorna, che se una donna americana bianca e b

LA FILOSOFIA DELL'ONDA

  L'eleganza dello stato naturale, il  Sahaja , è la lenta spirale, verso terra, di una foglia stanca del ramo. I danzatori parlano di “presenza”. Quando c'è “presenza”, ogni gesto diventa facile. Quando “non c'è”, quando la mente non si discioglie nel corpo, si sente un che di artefatto, di meccanico, come se mancasse l'impulso vitale. Il “vero danzare” è arrendersi alla legge naturale, lo sanno bene, in Oriente. Sorridono i pescatori di  Hokusai,  trascinati dalla grande onda, più alta del monte  Fuji . Se remassero contro corrente, l'oceano spezzerebbe insieme la barca e l'illusione dell'agire. Se, per la fretta del coraggio o l'esitazione della paura, si lasciassero andare alla forza dell'onda nel momento sbagliato, si schianterebbero, di certo, sulla scogliera. Il loro gesto è perfetto. Danzano insieme al mare: giusta intensità, giusto ritmo, giusta direzione. L'onda esce dalle acque come un drago innamorato dell'alba. Si ferma, un istan