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DEDICATO AGLI ALLIEVI DI CITRA YOGA : L'INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELL'APPARIRE



Il primo biennio di Citra Yoga Padova si avvia alla conclusione.
Il prossimo fine settimana e il week end del 1° dicembre saranno gli ultimi due incontri prima dell'esame finale, due incontri fondamentali.
Per me sarà emozionante e, per certi versi, doloroso. Il rapporto tra insegnante e allievo è anche, e soprattutto, un rapporto d'amore. Già per cosa si insegna Yoga se non per amore?
Nessuno, a parte pochissime eccezioni, è mai divenuto ricco insegnando Yoga.
Si insegna per condividere le proprie esperienze, la propria idea del mondo e della natura.
Si insegna convinti, anche quando si sbaglia, di agire "per il bene degli esseri senzienti".


Il tema di base dei due workshop sarà la pratica della serie Rishikesh, la sequenza di dodici posizioni resa famosa da Swami Shivananda, ma in realtà si tratta di molto di più.

Personalmente, cercherò, con tutti i miei limiti di conoscenza e di comunicazione, di trasmettere agli allievi quella che secondo me è la vera essenza dello Haṭhayoga.
Quello che ho appreso in 46 anni di pratica e di studio con persone ben più degne di me dell'appellativo di maestro.
Due anni, ahimè, sono veramente pochi per imparare ad insegnare Yoga, lo sappiamo tutti. 

Per imparare a lavorare con le energie sottili ci ho messo quasi dieci anni, e sempre sotto la guida di un unico maestro, e i rudimenti dell'Advaita Vedanta li ho appresi in sette anni di studio e pratica assai intensi, ma erano altri tempi, oggi dobbiamo confrontarci con il mercato della spiritualità, e in un mondo in cui, per prendere la patente di insegnante di Yoga, è sufficiente frequentare venti giorni di stage intensivi o 200 ore di corsi, una scuola della durata di 10 o 15 anni fallirebbe nel giro di tre giorni.

Quando, tre anni fa, Chiara Mancini (www. madreterraitalia.it) mi propose di mettere su un corso di formazione, il primo problema che mi posi fu questo:
Come si fa a sintetizzare e trasmettere in 500 ore l'esperienza di quasi 50 anni di pratica?
Così ho deciso di cominciare dal basso, dalle tecniche puramente fisiche, cercando ogni volta di dare degli input, di far affiorare l'esistenza di un piano di coscienza più elevato, o comunque diverso.
Cercando nel contempo, di individuare quali erano, secondo me, i talenti dei singoli allievi, le loro "qualificazioni", per cercare di indirizzarli verso le tecniche o le scuole più adatte a loro.

Adesso il percorso è terminato, e mi trovo (ci troviamo) a tirare tutti i fili per vedere se la trama è stata ben tessuta, nella speranza che gli allievi siano in grado di arricchirla con i loro ricami personali.
Nella speranza che trovino una loro via individuale al sapere tradizionale.


  
"Per dar vita ad un solo gesto", diceva un mio antico maestro, "ci vuole un anno", chissà se dopo 500 ore gli allievi di Citra Yoga saranno in grado di sviscerare tutte le valenze fisiche, simboliche ed energetiche anche di una sola posizione!
Tremo un po' all'idea, ma pure so che non è nemmeno  questo l'essenziale.
Non è questo ciò che ho cercato veramente di trasmettere.

Il vero fine dello Yoga è lo Stato Naturale dell'Essere Umano, il sahaja, e per ottenerlo bisogna acquisire la spontaneità del gesto e della parola, la libertà dai vincoli culturali e dalle catene della mente, la capacità di assumere il sapore, rasa, delle esperienze e restituirle al mondo così come il fiore restituisce con profumo e colori, la gioia del respiro, il calore della terra e la luce dell'alba, che l'hanno nutrito e sostenuto.

In altri termini Sahaja, Svecchācāra, Sama e Samarasa, le quattro parole d'ordine del Tantra, ché lo Haṭhayoga è Tantra.

Facile a dirsi...
Ma forse il metterlo in pratica è meno difficile di ciò che si creda, basta arrendersi a Satya,  alla ricerca di ciò che è autentico, vero, sincero.

Anzi...basterebbe arrendersi a Satya, ma nel nostro mondo in cui ciò che conta pare solo l'apparire la ricerca dell'autenticità può essere vista con sospetto, anzi può essere considerata negativa.

Quello attuale è un mondo dove con le più fantasiose giustificazioni si premia colui che finge di essere altro da sé, si insegna che è cosa buona e giusta non dire ciò che si pensa e si assumono in pubblico, come fossero costumi di scena, i modelli di comportamento di altri, giudicati più affascinanti o di successo, riservando lo spettacolo di sé alle quattro mura della nostra tana o ai pochi fortunati (o sfortunati, dipende dai punti di vista...) che giudichiamo veramente intimi.

Ecco, agli allevi di Citra Yoga vorrei essere stato in grado di trasmettere questo messaggio: 

Giù le maschere! 
Lo Yoga è un'amante gelosa, non ammette ipocrisie e menzogne.

Dopo quasi cinquant'anni che pratico e studio non ho molte certezze, anzi quelle che avevo si sono smarrite per strada.
Mi chiamano maestro (è scritto pure nei diplomi) ma non so se sono un bravo insegnante.
Non so se ho compreso veramente gli insegnamenti dei miei maestri né se loro fossero veramente Maestri.

Non posso dire con certezza cosa accadrà dopo la morte o chi sono stato nelle vite precedenti, non so neppure se esistono vite precedenti.
Ho una sola certezza: quella di dover ricercare sempre e comunque l'autenticità e la spontaneità.
Autenticità e spontaneità nel gesto, nella parola, nel pensiero.
Anche in tempi come questi, in cui il relativismo impera sovrano e sembrano plausibili tutto e il contrario di tutto, la verità mantiene un sapore inconfondibile e spazza via, in un'istante,  le fantasie e le credenze consolatorie di cui ci cibiamo per sopravvivere.

Eh sì... le credenze ci fanno sopravvivere, ma si può vivere pienamente solo nella verità.
Giù le maschere, "Citrini" e cercate sempre la Verità. Solo così potrete comprendere veramente cosa sia lo Yoga.
E solo chi lo comprende può insegnarlo.


Prima o poi penso che renderò pubbliche, ad uso e consumo di yogin e aspiranti tali, le mail, i messaggi e le conversazioni private che ci scambiamo Laura, io ed i nostri amici/fratelli del Gruppo Vedanta, lo storico, per me, gruppo di "ricercatori della verità" nato agli inizi del secolo. 
Si tratta di persone vere, se li cercate sul web, compaiono sempre con i loro nomi e cognomi (a volte le iniziali): Fabio Cozzi (Fabio, nei Forum di Yoga), Gianni Bencista (GB), Onofrio Amendola...
Depurate dalle mie scurrilità labroniche (ammetto che per salvaguardare l'onore di madri, sorelle, ascendenze e discendenze varie in pubblico tengo a bada le tentazioni linguistiche livornesi), le nostre conversazioni private mostrerebbero un elemento straordinario: sono esattamente come quelle pubbliche.

Ad occhio mostrarsi per ciò che si è (o almeno il provarci) dovrebbe essere la norma, soprattutto in un ambito come quello yogico in cui si fa un gran parlare dello "spogliarsi delle sovrastrutture", del "ricordarsi di Sé", di "ricercare lo stato naturale" e bla e bla e bla...E invece no. 
Ci si nasconde di continuo, dietro libri scritti da altri, dietro sorrisi buddhici e frasi fatte. 
Ci si comporta esattamente come i politici e le star hollywoodiane, costretti dal loro ruolo ad avere due facce, a controllare gesti e parole per la paura di perdere il favore dell'elettore o del pubblico, o per timore di offrire il fianco ai detrattori. 
Per me è assurdo, e mi piacerebbe lo fosse anche per i futuri insegnati di Citra Yoga.


Forse la mia ricerca della verità e dell'autenticità dipende,come la scurrilità dai miei antenati livornesi, che al mare non gli si può mica mostrare due facce! 
Vaglielo un po' a dire al Libeccio che sei Nostromo e timoniere esperto se hai conosciuto l'onda solo nei racconti per bambini! 
Ti prende per le orecchie e ti sbatte il muso sugli scogli.
Senza nemmeno darti il tempo di capire che sei un idiota.
Senza pietà ché la natura è impietosa
.

Con lo Yoga è lo stesso:
Cercate la verità in ogni gesto, in ogni pensiero, in ogni parola, senza paura del giudizio altrui.
Non nascondetevi dietro frasi fatte lette sui libri altrui.
Non fatevi belli con i nomi altisonanti di maestri visti in cartolina.
 
Lo yoga è il tentativo di realizzare in vita quello che s'incontrerà comunque nel sonno della morte. 
Solo che allora la paura, l'orrore e il rimpianto ci renderanno ciechi, muti e folli e Lei, la Dea, la Nera Signora, ci sbatterà il muso sugli scogli. 





Il tempo perduto a inventar ciance, a rivendere per proprie storie altrui, a vendicare le offese subite da un ego inesistente non si recupera più. 

Pensate alla fatica che fanno, molti praticanti per far finta di essere altro da sé in un mondo, quello dello yoga, in cui bisognerebbe innanzitutto mostrarsi agli altri per quel che si è (o si crede di essere). 

Sapete qual'è il motivo di tanto inutile lavoro? La passione di essere un'altro
Ma perché non dedicarsi alla nobile arte del teatro, allora? 
 
Lì è semplice: c'è un sipario che si apre, tu interpreti un ruolo, ma poi c'è il buio, gli applausi e tu ti spogli della maschera per mostrarti al pubblico così come sei, con la tua faccia, le tue rughe, lo sguardo da bambino insicuro che hanno tutti gli attori. 

Per essere Yogin bisogni avere il coraggio di mostrarsi come si è, con la propria faccia, con le proprie naturali meschinità umane, con i brufoli e le rughe, come fanno i teatranti inchinandosi, con rispetto, agli applausi del pubblico che ha finto di credere al loro dichiarato mentire. 

Bisogna essere nudi per incamminarsi sulla via dello Yoga
Spero che lo abbiate compreso "Citrini", e spero che cercherete di farlo comprendere anche ai vostri, futuri, allievi.

Siate leggeri, anche col cuore, con il sorriso lieve di chi non ha niente da temere perché, in fondo, è solo un gioco
Con Amore,
P.



«Questi nostri attori erano spiriti, e tutti si sono dissolti nell'aria, nell’aria sottile come loro. E come il fragile edificio di questa favola, si dissolveranno un giorno le torri orgogliose che toccano con la loro cima le nubi, gli splendidi palazzi e i templi solenni - si dissolverà lo stesso globo immenso della terra, con tutta la vita che contiene. E come questo spettacolo senza realtà che ora è svanito, tutto il mondo scomparirà nel nulla senza lasciare dietro di sé neppure il vapore di una nube. Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni; e la nostra breve vita è cinta di sonno». 
Shakespeare - "La Tempesta".






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