PELI COLONIALISTI.
Negli ultimi tempi parlando con, Anna, una ragazza poco più che ventenne) molto colta e intelligente, di cui mi onoro di essere amico, ho avuto conferme sull'abisso che separa la nostra generazione - quelli che erano adolescenti negli anni '70 per capirci - e i venti/trentenni di adesso, e mi è venuto il sospetto che il colonialismo culturale statunitense - contro cui noi, all'epoca, insorgevamo ad ogni piè sospinto - grazie ai social abbia raggiunto un livello inimmaginabile, almeno per noi dell'epoca "Yankee Go Home".
Un colonialismo culturale subdolo che fa apparire delle mode o dei capricci di una élite alla Federico Rampini, come istanze di libertà o di difesa dei diritti.
Uno degli esempi portati dalla mia amica Anna è stato quello della "depilazione vista come un retaggio della cultura patriarcale", per cui alcune ragazze esibiscono con orgoglio i ricci sotto le ascelle e le gambe villose.
A parte che ognuno deve essere libero di fare ciò che più gli piace [nei limiti imposti dal buon senso e, magari, dalla legge], ma l'idea che il non depilarsi sia un gesto di ribellione, dapprima mi ha fatto sorridere, e poi mi ha incuriosito.
Chi conosce un pochino la storia dei movimenti del decennio 1968-1978 sa benissimo che è una sciocchezza: le donne con i propri peli hanno sempre fatto ciò che hanno voluto. E anche prima, a dir la verità non è che qualcuno imponesse di depilarsi.
Nella foto che accampagna questo post, ad esempio, si vede Sophia Loren nel 1956, quando era considerata una delle donne più belle del mondo ed una icona della femminilità.
I peli sotto le ascelle non sono molti, ma solo perchè è una tipica italiana "castana".
Per tornare agli anni '70 nessuno di noi faceva caso ai peli delle ascelle e quanto a quelli delle gambe ricordo che le mie amiche dell'epoca si facevano la ceretta nelle rare occasioni in cui, tolti zoccoli di legno e calzettoni di lana, si mettevano le calze o i collant sotto le minigonne o gli hot pants [in effetti i peli che escono dalle calze erano considerati bruttini].
Ricordo alcune che, per scherzo , si depilavano i peli pubici a forma di stella o di mezza luna, altre, more italiane, che se li lasciavano crescere fino alle cosce [non sto scherzando, avevamo un amica soprannominata "L'Orsetta"].
Quando in Italia, depilarsi gambe e ascelle è diventato obbligatorio?
In realtà mai.
Se infatti le donne di Roma antica venivano derise se non si depilavano (le gambe e le ascelle lisce erano considerate un elemento di bellezza e seduzione sia delle donne sia degli uomini) Nell'Italia moderna è sempre stata una scelta.
Se si fanno delle ricerche si scopre che si tratta di una moda tutta americana, nata nel 1915 grazie alla rivista "Harper's Bazar" che cominciò a pubblicare disegni di donne prive di peli, per pubblicizzare creme depilatorie e abiti ispirati a quelli delle donne greche e romane.
Per un pò la depilazione fu un'operazione riservata alle bagnanti e alle danzatrici, poi il mercato decretò che al college le ragazze dovessero avere gambe e "sottobraccia" lisce come il volto e la depilazione divenne uno status symbol.
Il risultato fu che anni '60 per una donna americana mostrare i peli delle gambe o delle ascelle era considerato imbarazzante
In Italia come si è detto la nuova moda non ebbe molto successo, ma piano piano grazie ai nudi di Brigitte Bardot - ex danzatrice classica - la depilazione, anche totale, divenne un fatto quasi normale, ma nessuno - e sottolineo nessuno - si sarebbe mai sognato di dire che le donne si depilavano a causa delle imposizioni della cultura Patriarcale: non era considerata una cosa rilevante.
Quando è che è non depilarsi è diventata una "scelta di libertà" ed un simbolo di emancipazione?
Tutto nasce nel 2010 (in tempi recentissimi), quando Breanne Fahs, docente della Arizona State University, propone ai propri studenti una esercitazione: Le ragazze dovranno smettere di depilarsi per 10 settimane e i ragazzi dovranno depilarsi ascelle e gambe per lo stesso periodo di tempo. Ogni giorno dovranno poi scrivere le proprie osservazioni [https://news.asu.edu/20201228-asu-professor-encourages-students-defy-body-hair-norms].
Si tratta di una tra le mille e mille esercitazioni extracurriculari che le università americane propongono ai propri studenti. ma questa ebbe una grande risonanza nell'ambito radical chic, grazie all'attivismo della professoressa Breanne Fahs.
Negli USA la moda delle gambe pelose sta scemando, e quindi tra un paio di anni scomparirà anche da noi, ma niente paura, perchè la brillante professoressa Fahs, ne ha studiata un'altra: "FAT AND FURIOS - IGNITING RADICAL FATS RESISTANCE"! [http://www.breannefahs.com/] Dopo che l'organizzazione mondiale della sanità ha speso milioni di dollari per le campagne contro l'obesità, ecco finalmente che i grassi (soprattutto LE GRASSE, perchè Fahs si rivolge soprattutto alle donne) potranno liberarsi dalle catene del patriarcato ingrassando a piacimento e mostrando con orgoglio i propri chili di troppo.
E fanXulo gli esami clinici, il colesterolo, la pressione alta, il cuore che fa le bizze: sono solo le ennesime catene del Patriarcato che cvi vengono mostrate con generosità dai radical chic americani.
Dopo VIVA I PELI alle gambe, dalla prossima estate lo slogan sarà "VIVA LA CELLULITE!".
E ovviamente molti della mia generazione osserveranno basiti, e rifletteranno sulla straordinaria potenza della macchina propagandista americana che ci fa bere tutto e il contrario di tutto, dipingendolo sempre come scelta di libertà.
Commenti
Posta un commento