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Yogananda e le Sisters of Love

Quando nel 1996, pochi giorni prima del suo centesimo compleanno Lorna Erskine, si abbandonò al sonno della morte, Ben, il figlio, decise di rivelare al mondo il suo segreto: Yogananda, il casto e puro guru, era suo padre . Ne uscì fuori una terribile, e molto poco yogica, battaglia legale a colpi di foto e rivelazioni pruriginose tra la Self Realization Fellowship, la potente associazione fondata dal maestro, e gli eredi di Lorna (che chiedevano un sacco di soldi...).     Ad un certo punto vennero fuori altri tre o quattro presunti figli di discepole americane, tutti di pelle scura e assai somiglianti al Guru, e cominciò a girare  una storia, confermata da alcuni fuoriusciti dalla Self Realization Fellowship (e quindi...interessati) riguardante un gruppo di "Sisters of Love", giovani e belle discepole che avrebbero diviso con Yogananda il terzo piano del primo centro californiano della S.R.F.;  Alla fine, dopo sette anni di inchieste, denunce e querele, i risultati del DNA d

MIlarepa e i Benefici della Carne e della Birra

  Dopo aver scritto di Sai Baba di Shirdi e dei suoi chiloom di erba, sono andato a cercare alcune vecchie discussioni su un forum di Yoga che moderavo una decina di anni fa, ed ho trovato una serie di accese - e divertenti - discussioni sul buddhismo e sulle abitudini sessuali e alimentari dei monaci buddisti. mi sono riletto "Vita di Milarepa". e mi sono segnato alcune "perle" sulle quale, secondo me, un aspirante yogin farebbe bene a riflettere. L'edizione che ho è quella di Adelphi, a cura di Jacques Bacot. Pg. 161: " Così detto  [Peta, la sorella di Milarepa]  mi diede il cibo e la birra. Mangiai e bevvi e immediatamente la mia intelligenza si rischiarò. Quella sera la mia devozione ne trasse molto vantaggio ." Pgg. 162-163: " Qualche giorno dopo Dresse venne a trovarmi insieme a Peta, portandomi carne, burro rancido, tsampa e molta birra  [...]  Se ne andarono e io mangiai i buoni cibi che avevano portato [...] l e mie vene  [nadi],  per via

La Spirale Aurea e la Spirale di Latta

  La serie di Fibonacci e la proporzione aurea mi hanno sempre affascinato, e, fino a poco tempo fa, le consideravo prove provate della capacità della mente umana di comprendere le leggi universali. La serie Fibonacci è quella sequenza in cui , a parte il primo, ogni numero è la somma dei due precedenti: 1,1,2,3,5,8,13,21,34, 55, 89…. Se assembliamo una serie di quadrati che hanno per lati i numeri di Fibonacci viene fuori una meravigliosa spirale, detta “Spirale Aurea”, uguale uguale per forma e proporzioni, alle conchiglie di un mollusco chiamato “Nautilus” La spirale aurea è caratterizzata dalla cosiddetta proporzione aurea ovvero:  (a+b):a=a:b=1,618, dove  1,618 è il cosiddetto numero aureo. Se sostituiamo alle lettere i numeri di Fibonacci il discorso si fa più chiaro, ad esempio: (55+34):55=55:34=1,6180 Oppure: (34+21):34=34:21=1,6180 O ancora: (21+13):21=21:13=1,6180 1.618, il rapporto tra un numero di Fibonacci e il numero che lo precede è una costante c

Sai Baba di Shirdi e il Chiloom d'Erba

Il 15 ottobre 1918, Sai Baba di Shirdi accese un chiloom d'erba, lo passò ad uno dei suoi discepoli (quello che stava alla sua destra, i chiloom  di solito si fanno girare in senso antiorario) e, ridendo, gli poggiò la testa sulla spalla. Poi più nulla. Morì così uno degli yogin indiani più amati di tutti i tempi, con un tiro d'erba e una risata. Sai Baba era un burlone: per insegnare l'elasticità mentale, nascondeva il maiale nel cibo che condivideva con vegetariani e musulmani. Voleva dimostrare loro che Dio è ovunque e che la possibilità della realizzazione non dipende certo dalla qualità e dalla quantità del cibo ingerito. Che storia... Quando me l'hanno raccontata non credevo alle mie orecchie. Per un periodo non breve della mia vita ho curato l'alimentazione in maniera quasi nevrotica; on ero Vegano (mangiavo il parmigiano una volta la settimana e qualche volta inzuppavo la frutta fresca e il miele nello yogurt), ma per, almeno quattro, forse cinque anni mi s

Il Re, i Ciechi e l'Elefante

Nel Canone   Pāli - precisamente in Udana 6.4, Titta Sutta - Buddha racconta la parabola dei “ ciechi e dell’elefante ”. Si tratta di una storia che ha decine di versioni diverse, ma l’originale dovrebbe essere questa [1] : Una volta, a Savatthi, il re che chiese ad un servitore di riunire tutti i ciechi dalla nascita e di far toccar loro parti diverse di un elefante dicendo « questo è un elefante ». Il servitore riunì tutti i ciechi di Savatthi e ad alcuni fece toccare la testa dell’elefante, ad altri la proboscide, ad altri ancora la coda e così via, dicendo « questo è un elefante ». Allora il re andò dalle persone cieche e disse loro : « Ora che avete visto l’elefante ditemi a cosa somiglia ». I ciechi che avevano toccato la testa dell’elefante dissero che somigliava ad una brocca d’acqua; quelli che avevano toccato la zanna dissero che somigliava ad una lancia, quelli che avevano toccato la zampa dissero che somigliava ad una colonna e così via. Dopo un po’ gridando « L’

Maria Maddalena, Sophia e la Prostituzione della Carne

  Che Maria Maddalena sia la "Sposa di Cristo", come diceva Dan Brown, la "discepola più amata dal Signore", come dice l'attiuale chiesa cattolica, o la "Mater Mundi", come dicevano gli gnostici, nell'arte viene sempre raffugurata come una giovane donna dai capelli rossi, per lo più nuda e in atteggiamento provocante. In un'opera attribuita a Leonardo e relativamente poco conosciuta in Italia, la Santa vestita di rosso, viene rappresentata nell'atto, forse, di rivestirsi dopo un intercorso amoroso; Maddalena  mostra generosamente il seno, ha il pube appena velato e si volge, con uno sguardo pieno d'amore, alla propria sinistra (" verso il suo sposo Gesù ", direbbe sicuramente Dan Brown). La "Maddalena dal vestito rosso"  può sembrare osè, ma rispetto ad altre rappresentatazioni è addirittura casta; quella di Hayez, ad esempio è completamente nuda, con i peli del pube neri in bella mostra, ed ha in mano un crocifisso 

L'Ego e la Perla

La genesi di una perla è un processo su cui si dovrebbe riflettere, All'inizio c'è un'infezione: un parassita, un pezzo di conchiglia, un grumo di sabbia che  si infilano nella  carne del mollusco. Per limitare i danni l'animale avvolge  l'intruso in  decine di strati di madreperla, e dà loro forma sferica,  forse perché più facile da espellere, e questa sfera, frutto del tentativo del mollusco di difendersi dall'infezione, diviene per noi, infinitamente più preziosa di un fiore che sboccia o di un frutto maturo. Il guscio dell'ostrica potrebbe rappresentare l'aspetto esteriore dell'essere umano;   la parte molliccia, le due valve, l'interiorità;  i grumi di sabbia e i pezzi di conchiglia sono i contenuti psichici legati alle     emozioni negative (i "cinque veleni" del Buddhismo tibetano); l a perla, infine va a rappresentare ciò che potremmo definire, forse, "Ego". La perla non può esistere senza l'ostrica, mentre