Il luogo comune è il principale nemico della conoscenza.
Ogni volta che, per pigrizia, stupidità o eccesso di fiducia [fede?] nei confronti di chi ne sa o ne dovrebbe sapere più di noi, rinunciamo alla sana curiosità del ricercatore e rinchiudiamo la mente negli steccati del "COME HA DETTO TIZIO", "SECONDO CAIO" ecc. ecc. spargiamo il virus dell'ignoranza. La ricerca dovrebbe essere libera da ogni genere di pregiudizio e il ricercatore "VERO" dovrebbe farsi tutte le domande che gli altri non osano fare, anche le più stupide, senza dar mai niente per scontato.
Ho fatto una ricerca su una serie di vocabolari on line e la verità è balzata fuori, evidente, in pochi minuti: dormire in sanscrito si dice सुप्ति supti o स्वप्न svapna. Nidrā, per gli yogin, è invece IL NOME MISTICO DELLA LETTERA भ bha, secondo petalo del cakra dei genitali, svadhiṣṭhāna, il "luogo proprio", la "casa", dell'energia creativa o kundalini:
Ogni volta che, per pigrizia, stupidità o eccesso di fiducia [fede?] nei confronti di chi ne sa o ne dovrebbe sapere più di noi, rinunciamo alla sana curiosità del ricercatore e rinchiudiamo la mente negli steccati del "COME HA DETTO TIZIO", "SECONDO CAIO" ecc. ecc. spargiamo il virus dell'ignoranza. La ricerca dovrebbe essere libera da ogni genere di pregiudizio e il ricercatore "VERO" dovrebbe farsi tutte le domande che gli altri non osano fare, anche le più stupide, senza dar mai niente per scontato.
Ultimamente, lavorando su un testo di Babaji ["Gorakhvani - i segreti di Guru Gorakh"-J.Amba Edizioni], mi sono trovato a fare i conti con i luoghi comuni dello Yoga.
Si tratta, di una serie di errori di traduzione, banalizzazioni e, a volte, colpevoli mistificazioni, che a son di essere ripetuti sostituiscono i significati originali di parole, simboli e tecniche rendendo incomprensibili gli insegnamenti antichi.
Si tratta, di una serie di errori di traduzione, banalizzazioni e, a volte, colpevoli mistificazioni, che a son di essere ripetuti sostituiscono i significati originali di parole, simboli e tecniche rendendo incomprensibili gli insegnamenti antichi.
I casi più interessanti in cui mi sono imbattuto nei giorni scorsi, riguardano due parole usate assai comunemente nei testi di yoga e di filosofia indiana:
- nidrā;
- vidyā;
निद्रा nidrā di solito viene tradotto con "sonno", con yoga nidrā che, ovviamente, divienta lo "yoga del sonno".
Di Vishnu, in yoga nidrā sull'Oceano di Latte si dice, ad esempio, che "DORME SULL'OCEANO DI PRIMA DELL'INIZIO" e questo ha portato ad una miriade di interpretazioni poetiche e suggestive e di discussioni sul "Dio che dorme", sul sonno come stato di coscienza, sul sonno come condizione che impedisce il risveglio (illuminazione) ecc. ecc.
Bello, ma non mi ha mai convinto
Ho fatto una ricerca su una serie di vocabolari on line e la verità è balzata fuori, evidente, in pochi minuti: dormire in sanscrito si dice सुप्ति supti o स्वप्न svapna. Nidrā, per gli yogin, è invece IL NOME MISTICO DELLA LETTERA भ bha, secondo petalo del cakra dei genitali, svadhiṣṭhāna, il "luogo proprio", la "casa", dell'energia creativa o kundalini:
Nidrā è l'infinita energia potenziale della natura, la forza che fa germogliare il seme, dischiudere un uovo e sviluppare il feto.
Non so chi per primo abbia tradotto Nidrā con sonno, né per quale motivo lo abbia fatto, ma chiunque sia stato ha creato una vera e propria scuola di pensiero, molto interessante a dir la verità, che però niente ha a che vedere con gli insegnamenti dei Veda, del Vedanta e dei Tantra.
nidra devi
Un altra parola che ha subito gli effetti del "virus dell'Ignoranza" [la tendenza ad accettare acriticamente e a divulgare le interpretazioni altrui di simboli e concetti] è vidyā. Per [quasi] tutti coloro che si occupano di yoga e di filosofia indiana, vidyā significa conoscenza, ed è opposta ad avidya che significherebbe "IGNORANZA METAFISICA".
Basta una ricerca, nemmeno troppo approfondita per scoprire che विद्या vidyā è IL NOME MISTICO DELLA LETTERA इ i, terzo petalo del cakra della gola, viśuddha.
विद्या vidyā non è la conoscenza, ma il potere magico, e insieme le tecniche operative per ottenere tale potere.
Nei Veda ne sono citate 32 [tra le quali la Madhu vidyā e la Agni vidyā che rappresentano in parte o totalmente, l'insegnamento che Babaji ci ha lasciato nel "Gorakhvani"], alle quali vanno aggiunte le 10 mahāvidyā del tantrismo [NB. probabilmente le mahāvidyā rappresentano il sunto delle 32 vidyā originali]. Una vidyā è "una Dea", ovvero una serie di tecniche operative, asana, mudra, mantra,dhyana... finalizzate all'ottenimento di una particolare forma del potere creativo di durgā.
Nei Veda ne sono citate 32 [tra le quali la Madhu vidyā e la Agni vidyā che rappresentano in parte o totalmente, l'insegnamento che Babaji ci ha lasciato nel "Gorakhvani"], alle quali vanno aggiunte le 10 mahāvidyā del tantrismo [NB. probabilmente le mahāvidyā rappresentano il sunto delle 32 vidyā originali]. Una vidyā è "una Dea", ovvero una serie di tecniche operative, asana, mudra, mantra,dhyana... finalizzate all'ottenimento di una particolare forma del potere creativo di durgā.
Continuare a tradurre vidyā "semplicemente" con conoscenza alla fine ci darà un'idea dello yoga completamente falsata.
Veniamo adesso al punto fondamentale: le traduzioni non corrette di vidyā e nidrā sono solo due degli esempi della banalizzazione del sapere vedico.
Ogni volta che ci avviciniamo ad un testo o ad una sequenza di esercizi provenienti dalla tradizione indiana, dovremmo considerare che le conoscenze scientifiche dei padri dello yoga erano infinitamente maggiori di ciò che crediamo.
In un testo del 1.000 a.C., la Chandogya up. [III libro], si parla ad esempio del moto apparente del sole e del suo non sorgere nè tramontare: gli autori dei veda sapevano benissimo che è la terra a girare intorno al sole. In un altro testo, più recente (500 a.C.), il Chandarshastra di Pingala [che per alcuni non sarebbe altri che Patanjali, l'autore degli Yogasutra] si parla della serie di Fibonacci [definita mātra meru o "misura del Monte Meru"], di "proporzione aurea" , di equazioni di secondo grado e del loro legame con gli astri e i metri poetici dei Veda.
Lo YOGA è scienza, la Scienza dell'Essere Umano, e se si dice che gli asana, le mudra, i mantra sono la danza e i canti dell'universo non bisogna pensare a metafore poetiche. Secondo me [lo scrivo, anche se mi prenderanno per pazzo] gli antichi indiani, come forse gli egizi o i greci del tempo di Orfeo, avevano penetrato il segreto della vita, l'ARTE DELLA VIBRAZIONE, ed hanno cercato di trasmettercelo in tutte le maniere possibili [libri, simboli, statue, rappresentazioni pittoriche, brani musicali, danze] sicuri del fatto che, in un modo o nell'altro, noi avremmo "ricevuto il messaggio".
Purtroppo hanno sottovalutato la nostra stupidità.
Purtroppo hanno sottovalutato la nostra stupidità.
Guardo, la rappresentazione di Vishnu che DORME sull'Oceano di Latte e mi chiedo cosa passa per la testa di tanti studiosi o devoti praticanti che hanno scritto, commentato e divulgato quel mito.
Non lo vedete che ha gli occhi aperti?
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