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Maria Maddalena, Sophia e la Prostituzione della Carne

  Che Maria Maddalena sia la "Sposa di Cristo", come diceva Dan Brown, la "discepola più amata dal Signore", come dice l'attiuale chiesa cattolica, o la "Mater Mundi", come dicevano gli gnostici, nell'arte viene sempre raffugurata come una giovane donna dai capelli rossi, per lo più nuda e in atteggiamento provocante. In un'opera attribuita a Leonardo e relativamente poco conosciuta in Italia, la Santa vestita di rosso, viene rappresentata nell'atto, forse, di rivestirsi dopo un intercorso amoroso; Maddalena  mostra generosamente il seno, ha il pube appena velato e si volge, con uno sguardo pieno d'amore, alla propria sinistra (" verso il suo sposo Gesù ", direbbe sicuramente Dan Brown). La "Maddalena dal vestito rosso"  può sembrare osè, ma rispetto ad altre rappresentatazioni è addirittura casta; quella di Hayez, ad esempio è completamente nuda, con i peli del pube neri in bella mostra, ed ha in mano un crocifisso 

L'Ego e la Perla

La genesi di una perla è un processo su cui si dovrebbe riflettere, All'inizio c'è un'infezione: un parassita, un pezzo di conchiglia, un grumo di sabbia che  si infilano nella  carne del mollusco. Per limitare i danni l'animale avvolge  l'intruso in  decine di strati di madreperla, e dà loro forma sferica,  forse perché più facile da espellere, e questa sfera, frutto del tentativo del mollusco di difendersi dall'infezione, diviene per noi, infinitamente più preziosa di un fiore che sboccia o di un frutto maturo. Il guscio dell'ostrica potrebbe rappresentare l'aspetto esteriore dell'essere umano;   la parte molliccia, le due valve, l'interiorità;  i grumi di sabbia e i pezzi di conchiglia sono i contenuti psichici legati alle     emozioni negative (i "cinque veleni" del Buddhismo tibetano); l a perla, infine va a rappresentare ciò che potremmo definire, forse, "Ego". La perla non può esistere senza l'ostrica, mentre

Il Viaggio della Realizzazione

  Con la parola Sādhana (साधन), nella tradizione indo-tibetana, ci si riferisce "al metodo che si adotta per ottenere il proprio obiettivo specifico (  sādhya  )". Nel tantrismo tibetano s ādhana è un viaggio che porta alla realizzazione , Samudācāratā ( gnyis la yongs su rgyu ba med pa ), attraverso  cinque tappe: Iṣṭadevatā, Maṇḍala, Mudrā, Pūja, Mantra. La prima   ( Iṣṭadevatā, y-dam in tibetano) è, in fin dei conti è la pratica dell'evocazione: Si visualizza nel cuore, sulla testa, dinanzi a sé, una delle forme della divinità, spesso dopo averla contemplata in forma di statua, dipinto, e le permettiamo di entrare in  noi fino a farla "sguazzare nelle acque oscure del lago dell'inconscio. L' y-dam  ha il potere di far risuonare risuonare le corde misteriose dell'ianima fin quando non emergono, i "cinque veleni" - rabbia, gelosia, brama di possesso, orgoglio ed ignoranza - in forma di “Persone”. È qui che l' āsana e il gesto   insor

Tārā , la “Madre di tutti i Buddha”

  T ārā , la “Madre di tutti i Buddha”, è l'energia creativa dell'universo. I Tibetani la chiamano Dölma e pensano   abbia il vezzo di scendere sulla Terra, in forma umana, anche due o tre volte   ogni era. La prima “Donna /Dea” fu , Yeshe Dawa , la “Saggezza della Luna”, vissuta   migliaia di anni prima di Śākyamuni. Anche allora c'era un Buddha, un maestro illuminato che   girava   paesi e città a insegnare la legge del Dharma : lo chiamavano Tonyo o Toyon Dorge. Yeshe era una sua allieva. Si dice fosse così   bella   che “ il vento si fermava per guardarla e la sua voce   era così dolce che gli dei scendevano dai cieli per goderne” . Il suo nome si sparse nei tre mondi e attorno ai fuochi, nelle sere d'estate, se ne   cantavano le gesta. Si sussurrava fosse un'illuminata, ma una   Buddha   femmina non si era mai vista e un po' per abitudine, un po' per interesse, si insegnava che solo incarnandosi nel   corpo di un uomo   ci si potesse lib

Lo Stato Naturale: Ivano e la Dama della Fontana

  [...] Egli riesce a raggiungere una fusione armoniosa della sua personalità cosciente e di quella inconscia, la prima consapevole dei problemi e dei fili conduttori del mondo visibile fenomenico, la seconda capace d'intuire le sorgenti più profonde dell'essere dalle quali sgorgano perennemente sia il mondo fenomenico sia il suo testimone cosciente.  Uno stile così armoniosamente integrato è il dono che la natura elargisce a ogni neonato, in modo preliminare e non decisivo, e che poi, crescendo, il bambino perde con lo sviluppo della sua individualità autocosciente. (H. Zimmer - IL RE E IL CADAVERE/Il cavaliere del Leone  ) La storia d'amore di  Ivano,  il Cavaliere del Leone Nero,  e della Dama della Fontana è una delle più belle del ciclo del Graal. Si racconta che Ywain – è questo il nome originario dell’eroe, tratto da un personaggio realmente esistito, Owain mab Urien - s pinto dai racconti di un compagno d'arme, giunge nei pressi di una sorgente miracolosa

Lo Stupore, la Bellezza e la A-logicità di Dio

  “ Se l' uomo vedesse le stelle una volta ogni cento anni conserverebbe il ricordo della città di Dio ”.     Lo stupore svela la bellezza, la consuetudine la rende invisibile. Da bambino, al tramonto, mi chiedevo cosa sarebbe successo se il sole si fermava, un attimo prima di sciogliersi nel mare d'oro.  La meraviglia del principio si sarebbe presto fatta panico: astrologi e profeti avrebbero gridato alla fine del mondo o all'arrivo di alieni dalle mani appiccicose, i padroni avrebbero donato soldi e gioielli ai servi, i timidi gridato il loro amore in piazza e mia mamma sarebbe andata a Venezia.  Poi, pian piano, il tempo avrebbe dipinto il prodigio di normalità.  Si abitua a tutto l'essere umano.  Dopo duecento anni “mezzogiorno” sarebbe stato un ricordo antico e chi avesse parlato di notti stellate un pazzo.  Solo ciò che si trasforma ci interessa: la bellezza dell'Eterno, sempre uguale a se stessa non riusciamo proprio ad apprezzarla, forse ci annoia. “Di

I Veli della Dea

  Felice e beatissimo, sarai dio invece che mortale. Agnello caddi nel latte. Chi sei? Da dove sei? Sono figlio della Terra e del Cielo stellato. (Frammenti Orfici, fr. 32 Kern) L o yoga ci dice che siamo angeli caduti. O dei annichiliti. La liberazion e, o la salvazione, della religione e della filosofia, è il ricordo di sé, è  l'attimo in cui si è abbagliati dal riflesso della luce originaria che, da qualche parte, dentro di noi, continua a risplendere.  Si dicono le stesse cose in Oriente, come da noi, ma se il Dio creatore dei cristiani invia il proprio figlio a morire sulla croce per i peccati dell'umanità e a spargere la grazia come fosse un profumo di cui, in fin dei conti, non si può fare a meno di godere, quello degli indiani dorme il sonno dei giusti, sulle acque scure dell'oceano dell'inizio.  Non c'è nessun popolo eletto, per il sapere orientale. Nessun messia. Ogni tanto scende sulla terra un Buddha , o un Avatar , ma il suo compito è di indicare la